STENOSI SPINALE LOMBARE: Guidare il paziente all’utilizzo di corrette strategie

STENOSI SPINALE LOMBARE: Guidare il paziente all’utilizzo di corrette strategie

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Marco Primavera FT, OMPT

INTRODUZIONE

La stenosi spinale lombare (LSS) è notoriamente descritta, da un punto di vista anatomico, come un restringimento del canale spinale. L’indice utilizzato per determinare la gravità della stenosi è l’area della sezione trasversale del canale spinale (central cross section area). Un’area inferiore a 75mm2, rilevata attraverso esame strumentale (Rx, RMI, TC), identifica quella che è definita stenosi spinale assoluta.

La conseguenza di questo restringimento è una potenziale compressione degli elementi neurali. Il livello maggiormente colpito è L4-L5, seguito da L3-L4, L5-S1 e L1-L2.

La LSS può essere classificata in base all’eziologia in primaria o secondaria. La stenosi primaria è la conseguenza di un restringimento congenito, mentre la stenosi secondaria nella maggior parte dei casi è il risultato di fenomeni di tipo degenerativo.

Il paziente con stenosi lombare può riferire sintomi sia al tratto lombare sia agli arti inferiori. Il sintomo che però caratterizza la stenosi lombare è la claudicatio neurogena intermittente, che può essere sia unilaterale sia bilaterale. Altri sintomi tipici sono il dolore, il senso di tensione e la debolezza alle gambe, che si manifestano camminando o in stazione eretta e che invece si alleviano in posizione seduta.

Già a una prima valutazione funzionale si può notare come in questi pazienti la flessione lombare allevia i sintomi, mentre l’estensione li aggrava.

Interventi fisioterapici che comprendono la terapia manuale, l’esercizio terapeutico, ma anche l’educazione del paziente, rappresentano una valida ed efficace prima alternativa nella gestione del paziente con LSS .

 

EDUCAZIONE DEL PAZIENTE

L’educazione del paziente affetto da stenosi lombare è una parte fondamentale del trattamento conservativo e comprende vari aspetti: definire la stenosi lombare, informare riguardo alla prognosi e i meccanismi del dolore, spiegare quali sono le metodiche di trattamento, gli esercizi da eseguire e le strategie di autogestione.

Il primo passo consiste nel far capire in maniera chiara e semplice gli aspetti anatomico/strutturali che stanno alla base dei sintomi, fornendo informazioni sulle possibili cause e fattori aggravanti.

Informare il paziente significa aumentare la sua comprensione del problema, ma dobbiamo essere bravi a non favorire eccessive preoccupazioni o atteggiamenti catastrofici. Il paziente deve essere consapevole del decorso naturale della sua condizione. I dati della letteratura ci dicono che i sintomi, nella maggior parte dei soggetti affetti da stenosi lombare, rimangono stabili o migliorano nel corso del tempo e che i risultati a lungo termine tra chi è stato sottoposto a intervento chirurgico e quelli che invece non hanno subito intervento sono spesso equivalenti. Informare correttamente il paziente ci permette di tranquillizzarlo e rassicurarlo rispetto alla sua condizione, ciò è fondamentale per un adeguato approccio al percorso terapeutico.

Guidare il paziente all’utilizzo di corrette strategie.

Altro aspetto importante è l’insegnamento di tutte quelle strategie di autogestione che possono aiutare il nostro paziente a tenere sotto controllo i sintomi. Al paziente si deve spiegare che la sezione trasversale del canale spinale si modifica in base alle posizioni assunte dal tratto lombare. Le posizioni che portano il tratto lombare in estensione sono una potenziale causa di dolore, mentre la flessione tende ad alleviare i sintomi.

Il paziente deve essere aiutato a identificare quali sono le attività e le situazioni che causano disagio e dolore, per poi trovare adeguate strategie di movimento o posizioni ben tollerate.

Consigli utili potrebbero essere quelli di evitare temporaneamente attività prolungate con le braccia alzate, così come evitare carichi assiali prolungati (rimanere a lungo in stazione eretta, evitare l’utilizzo di zaini). Questi concetti devono essere introdotti però con cautela, per evitare l’instaurarsi d’inutili comportamenti da evitamento per paura del movimento.

Il paziente a questo punto ha ben chiare le posizioni e le direzioni di movimento che deve ricercare per cercare di alleviare i sintomi. Una volta compresi questi aspetti, è più semplice per il paziente capire l’importanza e la finalità di determinate strategie di autogestione e ciò lo spinge ad avere un atteggiamento attivo nei confronti del suo problema.

Quando il paziente è poi in grado di modificare autonomamente la sua posizione lombo-pelvica che gli permette di poter controllare i sintomi, è possibile introdurre alcune attività aerobiche, compreso il cammino. Insegnare al paziente che quando subentra il dolore è importante fermarsi, cercare una posizione che possa alleviare i sintomi, per poi ripartire in un secondo momento.

Nella gestione quotidiana, altri consigli utili possono essere quello di cambiare spesso posizione, modificare il ritmo e la frequenza delle proprie attività, in linea generale imparare a conoscere e rispettare i propri limiti attuali.